Il Festival della Politica di Mestre nasce nel 2011, per iniziativa della Fondazione Gianni Pellicani. Alla base dell’intero progetto, la convinzione che incrociare diversi linguaggi, saperi e approcci interpretativi possa aiutare a comprendere cosa oggi è “politica”, nella ricchezza di significati e declinazioni che questo termine guadagna all’interno della società contemporanea.
Nessuna tentazione settoriale o autoreferenziale, dunque: il Festival mette a tema la politica nel suo senso ampio di spazio di confronto tra istanze e visioni che abitano l’odierna Polis. Le edizioni succedutesi negli anni hanno dato vita a un dibattito capace di confrontarsi con alcuni dei maggiori temi del nostro tempo: lo spazio democratico e le nuove forme del potere, il mutamento sociale e l’innovazione scientifico-tecnologica, l’evoluzione culturale e dei costumi. Sulle ricadute politiche che questi e altri nodi producono nell’attualità nazionale e internazionale hanno riflettuto accademici, giornalisti, economisti, scrittori, uomini di spettacolo.
Gli ospiti sono stati selezionati attingendo ai luoghi più vitali del dibattito culturale nazionale, con l’intento di creare uno spazio di discussione aperto, polifonico, stimolante.
Migliaia di relatori hanno calcato i palchi del Festival: tra gli altri Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, Ségolène Royal, Umberto Galimberti, Yves Meny, Francesco De Gregori, Dacia Maraini, Carlo Cottarelli, Ezio Mauro, Ferruccio De Bortoli, Corrado Augias, Ernesto Galli della Loggia, Gad Lerner, solo per citare pochi nomi. Memorabile la partecipazione dello stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che nel 2012 ha rivolto al pubblico convenuto al Teatro Toniolo un intenso discorso dal titolo “Le nuove mappe della politica in Italia e in Europa”.
Grazie alle centinaia di migliaia di visitatori che l’hanno popolato, il Festival della Politica è divenuto una grande festa dei cittadini. L’affluenza di un pubblico numeroso e partecipe è il premio per una manifestazione che, fin dagli inizi, ha sempre cercato la via di una riflessione politica approfondita e mai urlata, aperta alla complessità dei problemi e lontana da semplificazioni e degenerazioni retoriche.
“Mestre è la sede ideale per un Festival della Politica – ha spiegato Massimo Cacciari, supervisore scientifico della manifestazione – abbiamo voluto Mestre e non Venezia perchè Mestre è stato un grande palco dove la politica è stata discussa animatamente, quando non drammaticamente, per decenni.
E’ un territorio di conflitto, di quel conflitto che in fondo è la quintessenza della democrazia. Una terra dove ha dominato la cultura operaia e quella industriale, una storia che deve essere rivendicata con orgoglio. Tra i compiti della politica vi è anche quello di governare il conflitto, e Mestre è cresciuta proponendo la cultura politica di persone come Gianni Pellicani, che alla base della politica ponevano la conoscenza e la comprensione del territorio”.
Ma se è vero che nella seconda metà del Novecento Mestre è stato un grande laboratorio della politica, “i mestrini vivono talvolta la loro città con insufficiente consapevolezza, non riconoscendole appieno questo ruolo.” E Mestre è invece la location più indicata per un festival che, tra le sue ambizioni, ha quella di “affrontare i temi dell’agenda politica italiana in una chiave materiale e strutturale”.
Ha dichiarato Nicola Pellicani, direttore del Festival: “Il Festival intende portare la riflessione politica nelle piazze, in mezzo alle persone, sfidando l’impopolarità che la politica attraversa in questa stagione. L’obiettivo è spostare l’attenzione dalla ‘polemica’ al ‘pensiero politico’: fedeli a questa chiave, affrontiamo di petto i temi più impegnativi del dibattito pubblico: la democrazia, il lavoro, il rapporto fra religione e politica, l’economia, l’ambiente. Il Festival punta così ad essere un vero e proprio momento di formazione politica allargata, e per questo ogni anno chiamiamo a raccolta filosofi, giuristi, giornalisti, uomini di cultura tra i più rappresentativi del panorama italiano e non solo. Con loro cerchiamo di capire il presente, comprenderne le radici storiche, immaginare il futuro”.